Diritti, libertà, salute e dignità sono al centro delle azioni di molti sul fronte della società civile durante questa pandemia. Tutti noi abbiamo l’opportunità di fare lo stesso, mentre ci muoviamo verso la ripresa e la ricostruzione. Guardiamo a ciò che è stato fatto per il bene comune per uscirne vivi, uniti e migliori.
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Durante il lockdown di marzo 2020 Areté ha attivato un servizio gratuito di consegne a domicilio per i propri clienti e ha contribuito ad un'iniziativa di "spesa sospesa" che ha fornito gratuitamente prodotti biologici a famiglie in difficoltà. L’attenzione sociale è, insieme all’agricoltura biologica, uno dei capisaldi di questa cooperativa nata nel 1987 a Torre Boldone, alle porte di Bergamo.
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Non si sono mai fermati. Anche nelle fasi più acute della pandemia, i braccianti agricoli hanno continuato a lavorare nei campi, garantendo il costante e fondamentale approvvigionamento di alimenti alle nostre tavole. Perché serve che la nostra società faccia finalmente qualcosa di fondamentale per loro?
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"La casa di chi non ha casa", Binario 95 è un centro di accoglienza per persone senza dimora attivo a Roma da molti anni. Durante la pandemia ha scelto, con il supporto del personale sanitario dell’Ospedale San Gallicano, di effettuare i tamponi alle persone senza dimora per garantire anche a loro il diritto alla salute e alla sicurezza.
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Moltivolti è un'impresa sociale nel quartiere Ballarò di Palermo. Durante il lockdown del 2020 ha deciso di preparare e donare oltre 150 pasti al giorno a famiglie e persone in difficoltà.
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Seguiamo il lavoro del Prof. Luigi Cavanna - Direttore del Dipartimento di oncologia ed ematologia presso la ASL di Piacenza - e del caposala Gabriele Cremona che, fin dallo scoppio della pandemia, si sono presi cura a domicilio dei pazienti con Covid.
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Coloriage è una sartoria sociale di Roma che a partire dal lockdown ha prodotto e distribuito mascherine a basso impatto ambientale, dietro offerta libera o gratuitamente alle persone meno abbienti.
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La mattina di lunedì 24 febbraio 2020, la dottoressa Mariateresa Gallea, insieme ad altri due giovani colleghi, si trova catapultata nel primo epicentro italiano della pandemia avendo risposto all’appello della sera prima, con cui la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale chiedeva rinforzi per Vo’ Euganeo.
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